La pittura del XIV° secolo nella chiesa di San Paolo Eremita – di Antonio Mingolla

Antonio Mingolla

Dalla seconda metà del XIII secolo, nella città di Brindisi ci fu un fermento tale dal punto di vista pittorico che, ancor oggi, gran parte delle chiese medievali custodiscono affreschi realizzati da artisti locali che seguivano la corrente bizantina, ma guardavano anche alla nuova pittura nascente nell’Italia centrale che si diffondeva fino a Napoli e in gran parte del regno Angioino.

Fra gli artisti locali degni di nota sono Giovanni e Rinaldo da Taranto, quest’ultimo noto per aver dipinto il Giudizio Universale della controfacciata della trecentesca chiesa di Santa Maria del Casale a Brindisi.

I due artisti provenivano da Taranto, città che divenne importante centro di attività artistiche specie sotto il Principato di Filippo d’Angiò (1294-1331). Nella Chiesa francescana di San Paolo Eremita rimangono ancora tracce di affreschi del XIV secolo, sia lungo la parete destra della navata che nell’abside sul cui lato sinistro vi è l’albero della croce (Fig.1), tema che ritroviamo nella chiesa di Santa Maria del Casale.

L’opera, molto simile per l’impostazione, ha ai lati medaglioni con all’interno i busti dei discepoli; oggi purtroppo se ne vedono solo tre, con al centro un albero di pomi del quale resta un ramo con due frutti di colore bianco su fondo blu scuro. Nulla resta della figura principale del Cristo, mentre in basso vi sono tre figure stanti reggenti un cartiglio e che un tempo erano sei poste in modo simmetrico.

La figura in basso a sinistra è, invece, ben conservata ed indossa un pallio rosso su una tunica di colore azzurro (nota n. 1).

A sinistra possiamo ancora notare l’elegante e spessa cornice con decorazione vegetale che rimanda a quelle realizzate per gli affreschi di Santa Maria del Casale.

Fig.1 – Albero della croce (disegno di Antonio Mingolla)

Accanto alla grande monofora centrale, notiamo tracce di affreschi molto frammentari. A sinistra ve ne è uno dove è riconoscibile una figura che indossa un manto rosso, con il corpo rivolto verso un’altra figura, posta più in basso, che conserva ancora il volto e l’aureola. Sul lato destro della monofora vi sono altri affreschi poco leggibili dove troviamo santi all’interno di archi cuspidati.

Sulla parete di destra dell’abside vi è una teoria di santi con raffigurato un San Giovanni Battista riconoscibile per l’iscrizione “GB” e per la lunga capigliatura costituita da ciocche scomposte. Un altro santo non identificato indossa un manto azzurro su una tunica rossa. Accanto vi è l’unico santo che ancora conserva il viso; lo sguardo è volto a destra, regge con la mano sinistra una catena ed indossa un elegante abito. Quest’ultimo ricorda, per il volto, le figure dipinte negli affreschi voluti dalle famiglie Tocco e Gattola nel presbiterio della chiesa di Santa Maria del Casale. I Santi dell’abside di San Paolo sono inseriti all’interno di nicchie cuspidate con archi trilobati, sormontate da un piccolo rosone, il tutto di gusto tipicamente gotico.
L’arco centrale delle cuspidi risulta molto più esteso rispetto a quelli laterali.
Essi sono sorretti da esili colonne con eleganti capitelli rossi a fogliette evidenziate tramite una linea di colore rosso scuro, tipico del modo in cui erano trattati i capitelli nella pittura del XIV secolo. Il fondo dei santi è di colore blu con al centro una fascia di colore giallo, motivo molto presente nella pittura brindisina e pugliese del XIII e XIV secolo e di chiara influenza bizantina, che troviamo anche negli affreschi delle chiese orientali.

Continuando, vi è l’affresco molto frammentario di un santo all’interno di arcate trilobate che hanno sui lati due piccoli rosoni.

L’arco è privo di cuspide che viene sostituita da due torri ai lati. Sulla sinistra vi è un arco con cuspide dove anche qui la figura del santo non è più leggibile.
Sempre sulla stessa parete, subito dopo la teoria dei santi, vi è una elegante nicchia gotica con arco ogivale dove all’interno vi è affrescata una crocifissione con la Vergine e San Giovanni, che ritroviamo anche lungo la navata destra della chiesa di San Benedetto. Le figure hanno delle aureole che presentano ancora l’impronta della decorazione a rilievo (Fig.2). Sopra la nicchia vi è una cuspide con all’interno due angeli che indossano un loros rosso e posti in modo simmetrico. Ai lati della cuspide sono dipinte due torri con bifore, ed al centro racchiudono, all’interno di un arco, l’immagine frammentaria di un busto di un santo. L’artista ha voluto integrare la nicchia nella pittura architettonica sovrastante, come se facesse parte integrante del dipinto (nota n.2).

Fig.2 – Particolare della crocifissione all’interno della nicchia

L’ultimo dipinto della parete destra del coro raffigura, all’interno di due archi cuspidati, l’immagine della vergine in trono con bambino, mentre nell’altro arco di più piccole dimensioni un cavaliere orante (Fig.3). Qui la Vergine, per l’impostazione, richiama alcuni affreschi che la raffigurano tra i cavalieri e che si trovano nella chiesa di Santa Maria del Casale, come ad esempio quello noto voluto nel 1338 da Nicola della Marra, signore di Stigliano, nel materano, e Sant’Arcangelo e Roccanova, nel potentino (nota n. 3). La Vergine, purtroppo, è stata in parte coperta sul lato sinistro da un pilastro realizzato nel XVI secolo, ed il volto richiama ancora quello delle icone bizantine, come se l’immagine si staccasse non solo artisticamente, ma anche spiritualmente e per dimensioni, da quella del cavaliere molto più realistica. Il cavaliere è in ginocchio, ha la testa coperta da una calotta metallica, indossa un abito rosso ed ha una spada.

Fig.3 – Vergine con cavaliere (foto Fabio Grasso)

Il soffitto dell’abside un tempo era composto da una volta a crociera come in Santa Maria del Casale e probabilmente era affrescata.

Lungo la navata della chiesa di San Paolo rimangono poche tracce di affreschi sul lato destro. Purtroppo alcuni dipinti trecenteschi furono coperti nel XV secolo da altri e poi successivamente da uno strato di intonaco ed altari barocchi.

Nei pressi dell’abside rimangono poche tracce di due santi posti all’interno di riquadri decorati con finte tarsie marmoree dal gusto tipicamente occidentale. Questo motivo lo troviamo presente anche in altre chiese brindisine come nel presbiterio di Santa Maria del Casale dove è raffigurata la vergine in trono. Successivamente vi è il ciclo agiografico (Fig.4) che in parte è coperto da un altare barocco, mentre in basso vi è una nicchia con copertura a doppio spiovente sul cui vertice è scolpito un giglio, simbolo della casata angioina. Attualmente vediamo sul lato sinistro un arcatella con motivi vegetali, sorretta da pilastrini. Qui, all’interno, vi era la figura del santo/a purtroppo oggi non più visibile. In una scena agiografica, è riconoscibile l’immagine dell’Arcivescovo Massimino, della Maddalena ed il fratello Lazzaro, la sorella Marta e la serva Martilla. I personaggi sono raffigurati su un’imbarcazione che naviga in un mare ricco di pesci. Essi dopo essere stati catturati dagli infedeli e abbandonati su una nave per farli morire, sarebbero sbarcati miracolosamente a Marsiglia (nota n. 4). Le varie scene, divise da fasce rosse, ricordano artisticamente, soprattutto per i colori utilizzati, quelle di Santa Margherita che si trovano nella chiesa di Sant’Anna.

Fig. 4 – Particolare delle scene agiografiche (foto Fabio Grasso)

Le piccole figure realizzate su fondo blu sono semplici, ma l’originalità sta in alcune di esse che fuoriescono dalla cornice, dando così un senso di continuità, rompono allo stesso tempo gli schemi tradizionali bizantini, dando movimento alle scene; quindi, un nuovo modo di concepire lo spazio dell’opera. Artisticamente, per il modo innovativo, le scene agiografiche fanno pensare ad un dipinto realizzato nel XV secolo, anche se la critica lo vuole far appartenere al medioevo, ed in particolare al periodo di Carlo II d’Angiò, perchè molto devoto della Maddalena, tanto che proprio a Brindisi, nel 1304, fece costruire un convento domenicano ed una grande chiesa dedicata alla Santa (nota n. 5). Al di sopra delle scene agiografiche è dipinta una spessa cornice che un tempo racchiudeva un affresco. Essa è decorata con l’alternanza di stemmi araldici e immagini fitomorfe, simile alle cornici che ritroviamo presenti intorno a molti affreschi di Santa Maria del Casale.

Sul lato destro del portone laterale vi sono raffigurati due santi all’interno di semplici cornici rosse, uno dei quali è molto frammentario; indossa un mantello scuro e regge con la mano sinistra un bastone. Da ciò possiamo dedurre che si tratti di Sant’Antonio Abate (nota n. 6).

Subito accanto vi è raffigurato un magnifico Santo Stefano molto vicino alla pittura di Giovanni da Taranto che fu pittore molto attivo in Puglia. A Brindisi troviamo suoi dipinti all’interno della chiesa di Sant’Anna e probabilmente anche nel chiostro della chiesa di San Benedetto. La sua pittura è caratterizzata da figure con impostazione frontale di tipo bizantino, ma si stacca completamente da questa per i volti dagli effetti chiaroscurali che rimandano alla pittura nascente nell’Italia centrale, seguendo anche i modelli della pittura napoletana.

L’incarnato è ottenuto con delicate ombreggiature e i volti risultano molto espressivi, dalla forma allungata e fronte larga. Essi hanno sopracciglia arcate ed occhi evidenziati da contorni scuri; naso allungato e mento leggermente appuntito, mentre le orecchie sono anatomicamente ben evidenziate (Fig.5). Il fondo è trattato con un unico colore blu e una fascia gialla al centro, come abbiamo già visto per le teorie dei santi che si trovano nell’abside della chiesa. Il Santo Stefano della chiesa di San Paolo indossa un’elegante dalmatica rossa dal gusto bizantino che richiama il loros dell’Arcangelo Michele raffigurato nella chiesa di Sant’Anna. L’abito è decorato lungo il collo con fasce composte da quadrettature perlinate, con all’interno crocette rosse e blu ed altre fasce riccamente ornate lungo le braccia e i polsi. Nella mano sinistra regge un libro riccamente decorato, mentre nel suo lato destro molto danneggiato, la mano  probabilmente reggeva una palma, simbolo del martirio.

Fig. 5 – Santo Stefano (foto Fabio Grasso)

L’opera può essere paragonata al Santo Vescovo e al San Domenico realizzato all’interno della chiesa di Sant’Anna, ma anche al San Cataldo dipinto nella cripta della Cattedrale di Taranto e il San Martino della Basilica di San Nicola a Bari.

In alto troviamo un affresco dal gusto tipicamente medievale raffigurante una scena cortese. Sul lato sinistro, seduto su un trono marmoreo, vi è un personaggio che indossa abiti sfarzosi e poggia i piedi su una pedana lignea.

In alto vi è una struttura composta da merlature, retta da due colonnine dove è appesa una stoffa gialla. Il personaggio dà la mano ad un altro che è sulla sua destra, mentre alla sua sinistra notiamo un gruppo di persone che indossano copricapi decorati con fasce e perlinature. Lo sfondo di colore blu scuro presenta una scritta purtroppo difficile da comprendere (PR…EACE).
Il dipinto può essere datato agli ultimi decenni del XIV secolo in quanto mostra una fase nuova per la pittura salentina che maturerà qualche decennio dopo in Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, Santo Stefano a Soleto e in Santa Maria di Cerrate. Degno di nota è il soffitto a capriate lignee dipinte (Fig.6), rifatto nel 1505 riutilizzando, materiale dell’antico soffitto medievale.

Fig. 6 – Soffitto a capriate lignee policrome (foto Fabio Grasso)

Le travi a spiovente, dette puntoni, e la catena, ovvero l’elemento orizzontale delle capriate, sono in gran parte decorate da fasce, triangoli o semicerchi policromi di colore blu e rosso su fondo bianco, colori tipici della casata angioina. Altre travi invece sono decorate con motivi vegetali, zoomorfi o da gigli dorati su fondo blu  simbolo di tale casata.

Fig. 7 – Decorazioni zoomorfe dipinte sulle capriate di San Paolo Eremita (foto Fabio Grasso)

Quelle dipinte con motivi vegetali rimandano alle miniature ma anche alle cornici che venivano realizzate intorno agli affreschi trecenteschi. In particolare, nella penultima trave della navata (Fig.8), vi sono decorazioni realizzate con molta probabilità da un pittore attivo nell’area salentina verso l’inizio del XIV secolo e richiamano gli stessi motivi vegetali che troviamo intorno ai medaglioni dipinti sulla volta della chiesa di San Mauro a Sannicola, nei pressi di Gallipoli.

Fig. 8 – Particolare di una decorazione delle capriate di San Paolo Eremita (foto Fabio Grasso)

Interessante è anche la trave che presenta dei riquadri di colore rosso, alternati a riquadri di colore bianco, dove sono dipinte eleganti figure zoomorfe eseguite con una linea di contorno di colore nero, anch’esse probabilmente riferibili al XIV secolo (Fig. 7). Alcune travi che si trovano nella parte iniziale della navata, furono dipinte nel XVI secolo. Lungo la catena delle capriate troviamo anche importanti stemmi araldici e tutto è all’insegna del trionfo del colore blu e rosso, dando vita ad un movimento e una ripetitività che mettono in risalto la casata angioina.
Esternamente, lungo la parete destra della chiesa, vi sono frammenti di affreschi ormai illeggibili e presentano tracce di colore blu, rosso, bianco e ocra.

Antonio Mingolla

Note:

  1. M. Guglielmi, Gli affreschi del XIII e XIV secolo nelle chiese del centro storico di Brindisi,1990, pp. 126-127.
  2. M. Guglielmi, Gli affreschi del XIII e XIV secolo nelle chiese del centro storico di Brindisi,1990, pp. 133.
  3. G. Carito, Archivio Storico Pugliese (Società di Storia Patria per la Puglia),LXIII, Bari 2010, p.118.
  4. I. Da Varazze, Santa Maria Maddalena, a cura di A. e L. Vitale Brovarone, Torino 1995, pp. 518, 522/524.
  5. L.G. Esposito; Il convento domenicano di Santa Maria Maddalena in Brindisi, attraverso le relazioni del 1650, p.12.
  6. M. Guglielmi, Gli affreschi del XIII e XIV secolo nelle chiese del centro storico di Brindisi, 1990, p. 141.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *